Lo strano destino degli immobili storici

by | 10 Giu, 2018

Si vuole cogliere l’occasione di un recentissimo articolo pubblicato su EdilTecnico precisamente l’8 maggio scorso per puntare ancora una volta l’obiettivo della nostra attenzione su cause che poco o nulla hanno di sensato e dunque conseguenti sentenze che tolgono tempo e denaro alla collettività.
Non essendo stata sufficiente la sentenza della Corte di Cassazione n. 18334 del 2012 sulla necessità della “salvaguardia del diritto alla realizzazione di un ascensore (a prescindere dalla maggioranza assembleare) negli stabili abitati o frequentati da portatori di handicap”, si è resa necessaria un’altra sentenza, la n. 9101/2018 che questa volta si è pronunciata sulla necessità di installare un ascensore per il superamento delle barriere architettoniche, anche in caso di edifici sottoposti ad eventuali vincoli storici.
I giudici hanno ribadito che la legge 13/1989 costituisce l’espressione di un principio di solidarietà sociale. Non secondario a questo il principio di solidarietà condominiale.
La sentenza: https://www.ediltecnico.it/wp-content/uploads/2013/02/sentenza9101-2018.pdf
Strano il destino degli immobili storici dunque o sottoposti ad eventuali vincoli storici.
Tra i tanti esempi è utile ricordare quanto avvenuto a Roma in Palazzo Barberini dove tutti sanno esistere due scaloni uguali ed opposti nella forma, nel contenuto e soprattutto nello stile: la scala quadrata del Bernini e lo scalone elicoidale del Borromini.
DSCN3477Barberini-Borromini-Scala-elicoidale
Nella scala quadrata era presente un ascensore che è possibile riconoscere nella pianta sotto riportata come un microscopico manufatto.
Immagine
Ma di indubbia utilità certamente.
Ora nel 2010 questo ascensore veniva “finalmente” rimosso: …Ma la rinascita sta anche nella cura con la quale i restauratori hanno trattato a stucco romano – calce e polvere di travertino, caldo color avorio splendente alla luce che viene dall’ alto – lo scalone principale di palazzo Barberini: il capolavoro di Bernini è stato liberato dall’ ascensore e ora può gareggiare con lo scalone elicoidale “gemello” costruito su disegno di Borromini sull’ altro lato dell’ edificio barocco”. Da la Republica.it del settembre 2010.
Questa cura strepitosa ha coinciso contemporaneamente con la chiusura dello scalone elicoidale del Borromini.
Il risultato è che per accedere ai piani superiori si deve passare per un percorso alternativo e non originario.
Certo ben più difficile della rimozione sarebbe stato il progetto di un ascensore completamente trasparente e dunque asettico, non invasivo e non invadente…
Perché in Italia questo avviene: che le cose in sentore di arte o vincolo non possono essere minimamente toccate (non alterate o compromesse si badi bene): toccate, migliorate, utilizzate. Perché il nostro patrimonio è meglio mandarlo alla rovina, alla incuria o meglio ancora alla dimenticanza piuttosto che renderlo vivo e contemporaneo alle nostre esigenze mutate.
Ma allora viene anche spontanea una domanda un po’ impertinente: ma perché con la stessa “cura” non si procede immediatamente alla rimozione di tutte le superfetazioni, a volte anche obbrobriose, necessarie a migliorare la vita della nostra classe politica?
Per esempio farebbe forse male alla salute dei nostri senatori, deputati, onorevoli, portaborse, ecc. fare le scale a piedi a Palazzo Madama?
Visto che si fanno cause per andare contro le necessità di persone portatrici di handicap (con conseguenti favorevoli sentenze ad hoc), visto che si demoliscono micro ascensori utili per la fruizione di edifici storici da parte di persone portatrici di handicap, visto che si preferisce in questa società pensare ad accrescere gli agi a chi di agi ne ha fin troppi e a dare invece fastidio a chi di agi non ne ha nessuno, allora è proprio vero quel che si dice di noi?
E cioè che siamo una società che non presta attenzione ai più deboli, ai malati, agli infelici.
Una curiosità: da ricerche effettuate a tappeto su motori di ricerca con tutti i titoli possibili non è stato possibile reperire una (UNA) sola foto del famoso irrispettoso ascensore di Palazzo Barberini. A malapena si è trovata la planimetria (unica) con l’ascensore del reato. Forse una censura?
Ma questa potrebbe essere l’occasione per affrontare questo argomento con un altro futuro articolo…