Quanto interessa all'Italia l'incolumità dei cittadini e la salvaguardia del territorio?

by | 5 Nov, 2018

Stiamo assistendo in questi giorni ad un fatto inconfutabile: l’interesse speculativo e l’indifferenza nei riguardi del nostro territorio non ha bandiera politica.
I Governi che si sono succeduti da più di 30 anni hanno dimostrato ciò.
Si sta parlando, ovviamente, del tema caldo di questi giorni: l’ennesimo condono edilizio.
Non dimentichiamo che il primo condono edilizio del 1985 è opera di Craxi; i successivi sono opera del governo Berlusconi; ora questo ennesimo condono è di una coalizione di Governo pluribandiera.
Dunque la speculazione non ha un volto, ne ha mille.
Il condono edilizio che in questi giorni fa tanto discutere è stato inserito, come tutti sappiamo, nel cosiddetto “decreto Genova” con 284 voti a favore da Lega, M5S e Fratelli d’Italia, 67 contrari da Pd e Leu, e 41 astenuti da Forza Italia.  Passato alla Camera il 29 ottobre scorso, il decreto contiene provvedimenti e interventi che hanno a che fare con il crollo del ponte Morandi e la costruzione di un nuovo ponte a Genova, ma prevede anche altre voci dedicate ad altre emergenze. Tra queste, la norma sul condono edilizio a Ischia in seguito al terremoto dell’agosto 2017: tutti gli emendamenti proposti dal PD per modificarlo e ridurlo sono stati respinti. Il testo, entrato in vigore a fine settembre, ora dovrà essere approvato anche dal Senato per essere convertito in legge.
(Fonte: Post).
Ora qui deve essere chiaro che non si vuole fare un discorso politico, per il semplice fatto che chi si tira indietro oggi ne ha già approvato uno precedente di condono e viceversa.
Qui si vuole portare alla attenzione di tutti quanto espressamente riportato in un articolo, il 25, che consente l’accesso ai fondi pubblici per la ricostruzione anche quegli immobili danneggiati che sono sotto esame per la richiesta di una sanatoria relativa a tre diversi condoni: uno del 1985, uno del 1994 e uno del 2003. Immobili costruiti abusivamente negli scorsi decenni a Ischia potrebbero quindi non solo essere sanati, ma la loro ricostruzione potrebbe essere finanziata dallo Stato.
A rendere ulteriormente contestata la misura è che viene consentito agli immobili abusivi di beneficiare delle condizioni della sanatoria del 1985 approvata dall’allora governo Craxi, che prevedeva vincoli più laschi rispetto ai due successivi. Il condono del 2003, poi, non fu approvato dall’allora governatore della Campania Antonio Bassolino. La misura interessa i tre comuni più colpiti, Casamiccola, Forìo e Lacco Ameno, dove secondo AGI sono 6.000 gli immobili che hanno presentato istanza di condono alle ultime tre sanatorie.
A Ischia, che ha oltre 60mila abitanti, si contano secondo il Corriere della Sera 28.000 abusi edilizi.
Ora: a noi tutti tecnici seri ed onesti deve ribollire il sangue.
L’art. 25 dispone che i Comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno dell’Isola di Ischia “definiscono le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017”, pendenti alla data di entrata in vigore del decreto e presentate in base a tre condoni passati (legge 47/1985, n. 47, legge 724/1994, DL 269/2003, poi convertito).
– L’art. 25 stabilisce, però, che per la definizione di tali istanze “trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui ai Capi IV e V della legge 28 febbraio 1985, n. 47”. Pertanto, anche per le pratiche di condono presentate ai sensi delle leggi del 1994 e del 2003 si dovranno applicare le condizioni previste dalla Legge del 1985.
In base alle legge del 1985 è possibile sanare edifici che i due condoni approvati successivamente dai governi Berlusconi nel 1994 e 2003 vietano, ossia la legge del 1985 consente di regolarizzare edifici costruiti in aree pericolose da un punto di vista idrogeologico e sismico, vincolate paesaggisticamente, ovvero in aree demaniali o protette.
– Secondo la normativa vigente, quindi, un edificio danneggiato nel 2017 che fosse in attesa di una decisione su una istanza di condono presentata sotto il regime della legge 1994 o del 2003 e che si trovasse in un luogo vincolato o in zone a rischio sismico, vulcanico o idrogeologico dell’Isola di Ischia rimarrebbe abusivo e andrebbe demolito.
– Grazie all’art. 25 del Decreto Genova approvato ieri dalla maggioranza pentaleghista alla Camera dei Deputati, tale edificio potrà, invece, essere condonato e ricostruito con i fondi pubblici per la ricostruzione. Ossia con i soldi dei contribuenti.
MA DI COSA SI STA PARLANDO?
Ma è di stamane la conferma dell’abusivismo totale dell’edificio in cui sono morte 9 persone in Sicilia.
A Casteldaccia una così detta villetta viene abusivamente realizzata praticamente a un passo dal torrente (ma tante altre come questa attenzione).
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Lo ha rivelato il sindaco Giovanni Di Giacinto che ha anche spiegato che l’ordine di demolizione non poteva essere eseguito perché i proprietari hanno impugnato l’ordinanza davanti al Tar.
Senza voler entrare nel merito delle responsabilità della tragedia che verranno attribuite dalle istituzioni preposte (lo faranno?) e dunque proprietario, comune, regione, ecc. ecc. quello che si vuole evidenziare è quanto riscontrato dal procuratore Ambrogio Cartosio che ha sorvolato in elicottero la zona. «Ho visto il disastro – ha commentato – cercheremo di capire bene cosa è accaduto, ma la villetta era certamente a meno dei 150 metri dal fiume che la legge impone come zona di rispetto».
Edifici costruiti sugli argini e sui letti dei corsi d’acqua senza mura di cemento, un territorio sventrato da quarant’anni di abusivismo edilizio, denunce spesso rimaste lettera morta, Comuni senza i soldi per le demolizioni. E, «una cattiva manutenzione della rete idrografica che impedisce il deflusso dell’acqua», spiega, dopo un sopralluogo nella zona, il geologo Fabio Tortorici, presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi e consigliere dello stesso.
Lo sfondo della tragedia di Casteldaccia è questo e i sindaci della zona lo raccontano da anni. La casa della morte si trova sul normale corso del fiume Milicia, sotto ai piloni dell’autostrada. Accanto: baracche di legno e lamiera e qualche prefabbricato. Tutto abusivo. «La zona in cui è esondato il fiume è ad altissimo rischio, non solo per le condizioni dell’alveo che va ripulito ma per l’enorme numero di edifici costruiti senza rispettare le regole. Lo denunciamo da anni. L’ultimo esposto è di un anno fa e l’ho fatto con l’ex sindaco di Casteldaccia», dice Giuseppe Virga, primo cittadino di Altavilla Milicia il cui territorio è separato da quello di Casteldaccia proprio dal torrente straripato.
Nonostante le denunce le costruzioni sono andate avanti. Si continua a tirare su scheletri, si piazzano cancelli a difesa della proprietà che rendono difficili i controlli. «Accedere alla zona – racconta l’ex sindaco del Comune in cui si è verificata la tragedia, Fabio Spatafora – è difficilissimo e l’amministrazione può contare su sei vigili urbani. Le demolizioni sono rarissime: non abbiamo i soldi per farle e comunque la legge ci vincola a una serie di adempimenti burocratici che allungano i tempi. Per questo la gente continua a costruire. Sa che resterà tutto impunito».
La storia della casa della morte, dunque, è una delle tante storie di abusivismo di un Paese in cui, certifica l’Istat, il 20%, con punte del 49% in Sicilia, degli immobili sono irregolari. E nell’Isola e nel centro Italia, spiegano i Verdi, il reticolo idrografico minore è quasi scomparso a causa dell’urbanistica espansiva spesso in deroga che non tiene conto dell’esigenza di avere suoli drenanti.
In un quadro generale disarmante sarà la magistratura a fare luce sulle responsabilità. Perché se, come dice il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto, il ricorso al tar aveva bloccato l’iter della demolizione, il Comune, per legge, ha l’obbligo di verificare l’iter del procedimento davanti al tribunale amministrativo e in assenza di una sospensiva dell’ordine di demolizione ha comunque l’obbligo di abbattere.
(Fonte: La Sicilia).
Ma si avevano dubbi?
Ma quanto sta accedendo da ben 33 anni non lo vede nessuno?
Lo si vede solo quando accade una o cento o mille tragedie come questa?
Ma si vuole pure continuare!!!
In deroga alle poche sparute leggi sul vincolo idrogeologico, sul vincolo paesaggistico, sul vincolo sismico!
Ecco pensiamo, riflettiamo e cerchiamo di dare una forte voce di protesta a tutto ciò.